OPERA FUTURA è il ritratto di una parte di me che non conosco ancora o, perlomeno, non del tutto. Per certi versi i brani che ho scritto, fin dalla composizione, restituiscono un’immagine familiare, rassicurante e immutata di me, per altri versi una trasformazione radicale e inquietante (come qualsiasi improvviso cambiamento) che mi è apparsa come una premonizione.
È come se avessi dissotterrato la ragazza di MANUALE DISTRUZIONE, che credevo perduta, e contemporaneamente mi fossi vista nel domani. In fondo è così che si va nel futuro, d’improvviso vivendo.
Ho parlato delle vita attraverso la carne, attraverso il corpo, allontanandomi dalle emozioni impalpabili di MAGMAMEMORIA, mi sono scontrata con la pelle e le ossa. Ho avuto l’impressione di poter toccare la musica, più che ascoltarla. Il dolore che descrivo è fisico, la gioia è provata, la delusione è un livido, la nostalgia un nodo in gola, l’ego si fa materia e così ogni emozione trova spazio in un punto del corpo affinché io diventi l’allegro chirurgo dei sentimenti.
Ho dipinto tutto di verde perché del futuro non so niente eccetto la speranza. Con il verde ho potuto scontornarmi e proiettarmi dove desideravo proprio perché, lungo la strada che mi ha portato a OPERA FUTURA, c’è stato tanto buio e solo la speranza di uscirne si è resa lanterna.
La presenza del cigno agisce doppiamente sulla simbologia della speranza ma anche della bellezza e del pensiero leggero, in quanto sconfigge la gravità sentendosi a casa in cielo come in terra e in acqua.
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